Il bamboo gigante – Phyllostachys edulis
conosciamo insieme il gigante buono Made in Italy
Ecco a voi qualche segreto sulla incredibile pianta del moso (Phyllostachys edulis)
Una graminacea “extra large”
Il Phyllostachys edulis, o pubescens, comunemente detto “moso”, è una graminacea, e quindi a tutti gli effetti è una pianta erbacea, anche se, grazie alle sue caratteristiche, può diventare ben più alta di un albero.
Lo stratagemma del Phyllostachys edulis
Questo bambù gigante deve la sua fortuna ad un particolare stratagemma biologico: a differenza di tutte le altre piante erbacee è in grado di sostituire le foglie nello stesso punto in cui sono state emesse originariamente.
In questo modo la pianta del bambù gigante si rinnova ogni anno senza “invecchiare” ottimizzando la sua attività vitale.
Una crescita “esplosiva”
Le canne del Phyllostachys edulis possono raggiungere i 25-30 metri di altezza, ma solitamente crescono intorno ai 15-20 metri.
Tutte le canne del moso crescono con velocità sorprendente (anche oltre un metro al giorno) fino alla loro altezza massima, che raggiungono nel giro di un paio di mesi, dopo di che non crescono più per tutta la loro vita né in altezza né in diametro.
Dal germoglio alla canna
Le canne del moso non hanno la possibilità di crescere radialmente: è per questo che i germogli sono così grandi; infatti hanno già il diametro della canna che stanno per generare.
Questo spiega perché si raccolgono germogli di Phyllostachys edulis del peso anche superiore ad un paio di chilogrammi.
Canne in formato maxi
Le canne più vecchie del Phyllostachys edulis sono quelle che presentano il diametro più piccolo, mentre le canne più giovani di un bambuseto maturo e vigoroso raggiungono facilmente i 12-13 cm, fino ad un massimo di 15-18 cm, di diametro alla base.
E’ proprio il numero elevato ad ettaro di canne di diametro superiore ai 10 cm che rende particolarmente produttiva la coltivazione di questo bambù gigante. Alcune indicazioni sulle modalità di raccolta delle canne sono visibili in un esempio di raccolta di bambù gigante.
Le caratteristiche del Phyllostachys edulis
Una pianta sempreverde
Il Phyllostachys edulis è un bambù sempreverde.
Come tutti i bambù le sue foglie vengono regolarmente rinnovate e rimangono vitali per un paio di anni.
Mi piego ma non mi spezzo…
La resistenza e la elasticità delle canne di bambu nascono per poter sopportare forti flessioni, e anche le canne più grosse, in caso di neve, sono in grado di ritornare rapidamente alla posizione eretta senza danni.
Solo temperature estremamente basse, di molti gradi sotto lo zero, possono danneggiare irrimediabilmente le canne che letteralmente “scoppiano”, aprendosi longitudinalmente.
Una fioritura rarissima
La fioritura del Phyllostachys edulis, come di tutti i bambù, è un piccolo mistero: presenta un ciclo di 80/100 anni portando ad una fioritura contemporanea di tutte le piante con lo stesso patrimonio genetico, che vengono fortemente debilitate da questo evento eccezionale.
Questa caratteristica del moso lo rende poco temibile come pianta invasiva in quanto la diffusione da seme che ne potrebbe garantire una ampia diffusione è estremamente rara.
I vigorosi rizomi
Lo sviluppo della colonia di bambù gigante avviene attraverso la produzione di vigorosi rizomi (fusti sotterranei): questi ne favoriscono la diffusione e creano un collegamento vitale fra le canne del bambuseto.
Questi rizomi hanno un accrescimento a ritmi elevati durante il periodo autunnale, quando scorrono sotto la superficie del terreno ad una profondità di 30-40 cm e si possono allontanare dalla pianta madre anche per molti metri ed anche senza emettere canne intermedie.
Circoscrivere il bambù gigante
Soprattutto in ambito ornamentale l’invasività dei rizomi del Phyllostachys edulis può essere controllata mediante idonee e robuste guaine di contenimento (in quanto resistenti alla bucatura da parte dell’apice del rizoma, ma anche alla forte pressione generata dall’accrescimento annuale dei rizomi).
Tra le altre si consiglia la guaina BAMBUSTOP, una barriera in polietilene ad alta densità spesso 2 millimetri con ottimee caratteristiche biotecniche.
Non solo boschi di bambù ma anche fonte di nutrimento e di piacere…
L’origine del Phyllostachys edulis
Il Phyllostachys edulis fu introdotto in Europa, a scopo ornamentale, intorno al 1880 ma si diffuse successivamente a seguito di una massiccia importazione di semi dalla Cina.
Viene definito come il bambù gigante per eccellenza, dalle canne del colore verde chiaro, con il portamento colonnare si presta a realizzare gradevoli boschetti ombrosi.
La produzione dei turioni
Il nome “edulis”, di questo Phyllostachys, è derivato dal latino e ne indica una peculiarità importante: i suoi germogli sono infatti commestibili e apprezzati in tutto il mondo.
I turioni, cioè i nuovi germogli appena nati da gemme del rizoma, dal momento della loro fuoriuscita dal suolo riescono a svilupparsi in culmi completamente formati in soli due mesi. Nell’Italia del nord la fine del mese di aprile e l’inizio del mese di maggio, sono il periodo più indicato per poterli gustare.
Le proprietà dei germogli
I germogli di bambù gigante sono un ottimo alimento per il nostro corpo, sono ricchi di proteine, carboidrati, amminoacidi, fibre, vitamine e sali minerali.
Inoltre sono un’alimento con un limitato apporto di grassi: queste caratteristiche li rendono particolarmente indicati per diete ipocaloriche.
Il sapore dei germogli
Il sapore dei germogli di bambu gigante ha un gusto particolare che ricorda, a seconda della modalità di preparazione, sia l’asparago che il carciofo, ma con una tonalità molto delicata.
Vai al nostro QUESTIONARIO per valutare la possibilità di impianto del bambuseto.
Il Phyllostachys edulis è amico dell’ambiente
Un ciclo di crescita molto rapido
Il ciclo di crescita estremamente rapido del Phyllostachys edulis consente di ottenere in tempi limitati, produzioni molto abbondanti di materiali molto resistenti e di elevata qualità.
Al contrario, per far crescere un bosco sono necessari tempi molto più lunghi così come sono lunghi i tempi di ricrescita dopo le utilizzazioni boschive. Per questo motivo il bambù è una alternativa ai legni di pregio raccomandata a livello internazionale per attenuare la pressione sul patrimonio forestale.
La capacità di fissare la CO2
La capacità di immagazzinare CO2 di un bambuseto in fase produttiva di Phyllostachys edulis è analoga o superiore a quella di un bosco di alberi di pari superficie.
Per tale ragione la diffusione di piantagioni di bambù è considerata tra le più efficienti soluzioni per lo stoccaggio della CO2 e contributi economici possono essere riconosciuti alle piantagioni di bambù in accordo con le risoluzioni derivate dal Protocollo di Kyoto.
La produzione di energia rinnovabile
L’uso a fini energetici dei prodotti derivati dalla coltivazione del Phyllostachys edulis consente di parlare a pieno titolo di energie rinnovabili.
Interessanti opportunità possono essere l’impiego per la produzione di biomassa a fini energetici delle parti non pregiate di canne e fogliame, la produzione di pellet per la combustione e la trasformazione in carbone.
La coltivazione biologica del bambuseto
La positiva valenza ambientale della coltivazione biologica del Phyllostachys edulis nasce anche dalla limitata esigenza nell’impiego di pesticidi e fertilizzanti (che peraltro possono essere di origine organica).
E’ infatti una coltura che facilmente si presta all’inserimento all’interno delle pratiche di coltivazione biologica.